La storia

Raffaele Valentini

LA BANDA

SUONA PER NOI

1963-2013

Turi. 50 Anni con la banda dell’Oratorio in testa

Il ‘Concerto Musicale’ di Turi nell’800

a don Giovanni Cipriani,

scusandomi per il ritardo.

  EDIZIONI    il paese

  

 un grazie particolare

Questo lavoro è stato scritto a quattro mani. Due le ho messe io usando carta e penna, due le ha messe Giovanni Palmisano che ha prodotto e curato, con tantissima competenza e partecipazione, la versione digitale di tutte le foto presenti in questo volume. Foto che don Giovanni stesso ci aveva passato personalmente qualche anno fa, tirandole fuori da ogni dove (cassetti, bacheche, scatoloni, cornici, ripostigli ecc.), perché potessero essere copiate, catalogate e ‘salvate’ da eventuali dimenticanze. O potessero far parte di una storia raccontata, leggendo le sue ‘carte’ ben archiviate in tantissimi faldoni… :

Quànne te sbrìghe a sccrìve? U tjìmbe pàsse. Ste sppjìtte ca mòre?…

r.v.

si ringraziano per aver prestato indispensabile aiuto a questo lavoro

Michele Cellaro, Michele Cipriani, Vincenzo D’Addabbo, Ilenia Dell’Aera, Angela De Tomaso, Mario Di Venere, Pasquale Di Pinto, Piero Gagliardi, Nuccio Gargano, Roberto Linzalone, Pietro Milella, Maria Antonietta Natale, Pierino Pagliaruli, Angelo Palmisano, Pasquale Pierri, Valerio Savino, Maria e Cataldo Scarnera, Gino Spada, Giovanni Ventrella, Renzo Volpicella, tantissimi amici dell’Oratorio, gli amici della redazione de ‘il paese magazine’.

Concerto Musicale di Turi nell’800

Raffaele Valentini

Risale al 1875 uno dei primi riferimenti documentati ad una ‘Fanfarra’ turese. Nella seduta del Consiglio Comunale del 30 ottobre 1875, il Presidente Enrico Aceto riferisce di una ‘dimanda’ presentata da diversi cittadini ‘per l’impianto di una fanfarra’. In questa domanda, i cittadini chiedono al Municipio di finanziare l’impresa, trovando unanime accoglienza da parte del Comune che, come fanno molte altre Amministrazioni del tempo, si assume l’onere di acquistare gli strumenti, insieme alle divise, per poi cederli in ‘comodato d’uso’ alla banda locale.

Come molti altri centri, anche Turi ha visto nascere quella che può considerarsi la sua prima vera Banda nei primi anni ’80 dell’800 (con certezza almeno nel 1884 e, forse, anche qualche anno prima, per alcuni versi), come gran parte delle bande pugliesi. Nell’archivio storico, ci sono documenti che ne attestano la presenza e le tante controversie. Uno ‘stipulato’ tra bandisti e Comune, già esiste in data 19 marzo 1883. E perché il ‘Concerto Musicale’, “progredendo sempre nella sua applicazione possa perfezionarsi e dar lustro al nostro paese”, viene stilato un ‘Regolamento’ minuzioso, denso di indicazioni amministrative e disciplinari. Un Regolamento deliberato dal Consiglio Comunale il 19 ottobre 1885. Un vero e proprio contratto economico fra due contraenti: il Comune di Turi da una parte e i musicanti dall’altra. Si prevede la ‘ferma’ contrattuale dei bandisti per anni cinque: dal 1 gennaio 1884 al 21 dicembre 1888. E, per questi cinque anni, il Maestro assunto a stipendio è il signor Ciro Spagnuolo.

Il capobanda era Giorgio Scarnera (bombardino), calzolaio, fatto venire apposta da Statte (TA) per coordinare i musicanti locali. Amico o conoscente dello stesso maestro Spagnuolo, che ne aveva raccomandato la presenza per la nostra banda nascente.

Il Concerto svolge vita attiva nel nostro paese. Anche se forse non una attività piena di ‘lustro’.

A marzo del 1888, in vista della naturale scadenza contrattuale di dicembre, il Consiglio Comunale si riunisce e delibera il mantenimento della banda ‘per un altro quinquennio’: dal 1 gennaio 1889 al 31 dicembre 1893. Il Maestro nominato per altri cinque anni è ancora Ciro Spagnuolo, confermato all’unanimità.

Ma la banda turese, comunque, sembra andare in ‘isfacelo’. “Esistevano degli appunti tra i concertisti ed il Maestro che rimontavano da tempo, ricambiandosi vicendevolmente delle accuse.

Però l’animosità di alcuni concertisti verso il maestro era esagerata”. Si era pensato di espellere dal ‘Concerto’ qualche elemento turbolento, come la tromba Capodiferro che fomentava disturbo tra i bandisti, tanto per riportare un po’ di serenità. Ma il licenziamento non aveva portato alcun beneficio. Le fibrillazioni non sembravano essere sopite. Il malcontento tra i bandisti turesi permane. Non si riesce proprio a tenere a freno la situazione che sembra precipitare, tanto che si pensa addirittura di sciogliere l’impresa.

Nel 1890 si stabilisce di non far ‘uscire’ il ‘Concerto’ per il momento, ma di fargli dedicare un anno buono allo studio, per meglio presentarsi all’esterno nel 1891. E, dopo tanto discutere, viene deciso di restare qualche anno a studiare musica per ricostituire la formazione, per rinforzarla, rimandando le uscite a momenti migliori. Ma, evidentemente, tutto va esaurendosi. Diverse fazioni si scontrano fra loro e decretano la mancata ripresa.

Il 21 marzo 1892, il Comune accetta la richiesta di 19 ‘regolari’ componenti del Concerto musicale municipale, per mettere a punto il proprio repertorio. Un repertorio che il ‘Corpo Musicale’ vuole provare nella Cappellina di san Rocco. Questo si legge in un documento, in una richiesta scritta dal direttore Giovanni Perfido, rivolta all’Illustrissimo Presidente del Consiglio Comunale di Turi:

“Il sottoscritto, direttore del Corpo Musicale costituitosi in Turi, domanda alla S.V. ed ai signori tutti del Consiglio, quella cappella che trovasi in fondo alla via Venti Settembre, per poter ivi eseguire il concerto musicale.

Si obbliga però, di cedere al Municipio il suddetto locale ogni qualvolta ne sentirà il bisogno.

S’augura che la sua domanda sarà accolta benevolmente tanto dalla S.V. che da tutti i consiglieri, e fiducioso si segna (cioè, si firma, n.d.a.), insieme a:

Giorgio Scarnera

Morea Pietro

Guerriero Vitantonio

Giacomo Carenza

Spada Vitopaolo

Patruno Giovanni

Chiarolla Francesco

Valentini Vito Stefano

Valentini Francesco

Spada Angelo Oronzo

Vito Creatore

Scarnera Lorenzo

Gennaro Valerio

Cistulli Pietro Antonio

Bruno Domenico di Vito

Vito Gigandelli

Caitano Maurandonio di Francesco

Fanelli Alfonso

Gagliardi Michele

 

Ma succederà pure che, per dare luce e aria all’ambiente, durante le prove, verranno aperte – impropriamente – le due finestrelle che ancora esistono sul lato sinistro della chiesetta cinquecentesca di San Rocco. Forse resisteva in molti la convinzione che quella ‘costruzione’ (a quel tempo dismessa da luogo di culto, adibita a puro deposito di materiali vari, ritenuta impropriamente un ‘bene’ comunale) potesse essere rasa al suolo prima o poi, come nelle intenzioni della Amministrazione turese del 1875.

Dunque, nel 1892, il Concerto Musicale turese è una piccola formazione composta da circa venti/ventiquattro musicanti, diretta dal Maestro Quaranta. I nomi sono soprattutto quelli letti in calce alla ‘richiesta’ sopra citata. Fra gli elementi di maggior spicco ci sono: Giovanni Perfido che suona l’ottavino; Vincenzo Colapinto (di soprannome ‘cassòne’) i piatti; Giorgio Scarnera, Minguccio Colapietro e Fania il bombardino; Vincenzo Dell’Aera il corno; Palazzo il clarinetto; Vito Paolo Spada il trombone; il sarto Quintino Laporta la tromba.

All’inizio del 1900, fu assunto come direttore il maestro Giglioli di Casamassima. Giorgio Scarnera suona ancora il bombardino (poi sarebbe diventato Maestro-Direttore); Michele Gagliardi, la cornetta, è nella banda insieme ai suoi cinque figli bandisti. Ma la banda stentava ad affermarsi e a salire di livello. Tanto che una volta – si racconta – il maestro Giglioli (l’ennesimo della serie) ebbe a dire “Turi non è un paese di bande, ma paese di zappe”.

Tra gli altri musicanti si ricordano ancora Giovanni Vittoria che suona la cornetta; Giuseppe Ventrella la tromba; Vito Paolo Spada (trombone cantante), con i suoi quattro figli musicanti nella stessa banda (Francesco, Angelo Oronzo, Girolamo, Vincenzo).

La paga si aggira intorno ai 30 soldi (una lira e mezza) oppure due lire. Quando dovevano pernottare fuori Turi, dormivano nei ‘lamioni’ o nelle vecchie ‘locande’. Qui, in paese, lasciata la Cappellina, erano passati a ‘concertare’ in fondo a via Giuseppe del Re. Alcuni pezzi del loro repertorio erano: la ‘Geisha’ di Jones Sidney, la ‘Vedova Allegra’ di Franz Lehár; alcune composizioni originali di Giorgio Scarnera, purtroppo andate perse. Di tutto questo materiale cartaceo, spartiti, annunci o eventuali manifestini, ora non v’è più traccia, tranne un famoso ‘ritmo’, che serviva per segnare il passo. Un ritmo allusivo, con un incipit quasi ambiguo. Un ritmo ricordato dai più vecchi a don Vito Ingellis, nella sua preziosa testimonianza orale trascritta sul suo periodico, più di venti anni fa:

Ce velèsse ‘nge lu mettèsse

‘u cavàdde ‘nda la remèsse.

La ggènde de stu paìse,

vvùulde e ggìre jè ssèmbe la stèsse,

quand’è bbèlle a stè a la spàsse.

fadeghète… vùe, fadeghète!…

[Chi volesse lo mettesse, il cavallo nella stalla. La gente di questo paese, più o

meno, è sempre la stessa. Quanto è bello stare senza far niente. Lavorate … voi.

Lavorate! …].

 

Passò ancora del tempo. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quasi tutti andarono al fronte. La Banda si sciolse. Alcuni caddero sui campi di battaglia come Giovanni Vittoria, sepolto a Redipuglia; altri tornarono ma avevano ben altro per la testa. Per vari anni non si parlò più di ‘Concerto musicale’. Si registrò un calo di tensione e di attenzione per la formazione musicale cittadina. Tanto che è completamente assente nei bilanci comunali qualsiasi forma di contributo, così come invece avveniva ai vecchi tempi. Anche se la banda, sia pure in veste ridotta, cerca ancora di esistere.

Ma in quegli anni Turi non ha una banda musicale stabile. E per le processioni (come anche per i funerali) si ingaggiano bande dei paesi vicini, come quella di Castellana, di Conversano, di Casamassima o di Mola di Bari. Alla festa di Sant’Oronzo del 1922, all’altezza dell’edicola sacra di via Rutigliano, il Carro dovette fermarsi perché improvvisamente si ruppero delle travi sotto i sedili della ‘scalinata’, e alcuni bandisti della Banda di Casamassima precipitarono giù per terra, senza danni, per fortuna.

“Nei primi anni del primo dopoguerra – ricorda benissimo don Ciccio Cardone nel 1998, a Matteo Pugliese – la nostra banda era composta da una ventina di elementi. In questi ultimi anni di vita, tra il 1920 e il 1930, la banda si era ridotta a pochissimi bandisti, una sorta di complesso a metà strada tra la fanfara e ‘u tammùrre. Si tentò di rilanciarla in quantità e in qualità, ma senza significativi risultati, nonostante l’impegno della famiglia Scarnera: il padre Giorgio (maestro di musica dei primi tempi, n.d.a.) con i suoi 3 figli (Tonino, Michele, Lorenzo) tutti validissimi esecutori. A questi si univano Domenico Rossi (detto ‘balena’), suonatore di grancassa; un non meglio precisato Lefemine, formidabile suonatore di piatti.

Ultimo ad arrendersi fu proprio Michele Scarnera con il suo corno. I concerti adesso si tengono in un locale a piano terra nel rione ‘Messina’. Ma dal ruolo di fanfara la banda non ne esce più. Anzi, si sciogliee del tutto”. E si interrompe, così, la storia musicale nel nostro paese, decretando un vuoto largo circa 30 anni.

Si torna a parlare di banda solo nel 1963, con le vicende legate alla Banda dell’Oratorio. Una formazione che riprende e rafforza la vecchia tradizione turese. Di nuovo in marcia da 50 anni fino ad oggi.

La Banda dell’ Oratorio

Raffaele Valentini

La storia della nostra Banda è soprattutto la storia eroica degli inizi. L’invenzione di una storia. Dentro un Oratorio acerbo che vuole crescere, e vuole farsi sentire. E la banda è una buona maniera per richiamare l’attenzione, per ribadire la propria presenza all’interno di una comunità.

Don Giovanni, tra le sue carte, ci tiene tanto a fissare al 15 settembre 1963 la data di nascita della sua impresa musicale. Giorno in cui la banda viene sostanzialmente concepita dentro un’idea, insieme al Maestro Moccia della Banda di Mola, e al dott. Michele Giannini, noto veterinario turese. Due figure incontrate per caso durante una processione. O forse per destino. “Il 15 settembre 1963, accompagnando il gruppo dei chierichetti dell’Oratorio alla chiesa di San Domenico per la processione di Maria SS. Addolorata ed essendo a Turi la Banda cittadina di Mola di Bari per prestare servizio alla stessa processione, passando davanti alla casa del dott. Michele Giannini mi sentii chiamare dallo stesso per chiedermi qualche cosa. Fermai i chierichetti e entrai nell’ingresso della casa del dott. Giannini, dove con lui era anche il Maestro di Musica Moccia Gerardino di Mola di Bari e mi si fece la proposta di formare con i ragazzi dell’Oratorio una Banda Musicale. L’idea mi piacque…”.

Comincia così la prima pagina delle ‘Notizie storiche’ autografe, scritte di proprio pugno da don Giovanni Cipriani. Una sorta di diario gelosamente custodito nel proprio ‘ufficio’. Carte su cui puoi leggere facilmente come la casualità e l’intuizione siano alla base di questa sua idea previdente, di questo suo azzardo. Unitamente anche a tanta appassionata determinazione congenita. Tra i tantissimi sacrifici previsti, sin dal primissimo momento emergono subito quelli economici. Enormi. Scrive ancora don Giovanni : “…Feci presente però che non avevo molta disponibilità finanziaria per formare una Banda Musicale. Mi si fece capire che da me volevano solo che mettessi a disposizione solo qualche locale dell’Oratorio per impartire le lezioni di musica e a tutto il resto, almeno nell’inizio, avrebbero provveduto loro…”. Ma non fu affatto così. Don Giovanni si ritrovò solo molto presto, nonostante le rassicurazioni e le promesse del primo momento dei suoi ‘ispiratori’. E, da solo, ben presto, fu costretto a sopportare il peso di tutta l’impresa.

Furono così acquistati – Dio solo sa come – strumenti per trenta musicanti dalla ditta Salvatore Pucci di Napoli. Le lezioni di musica cominciarono puntualmente la sera del 4 ottobre 1963, dalle ore 18 alle ore 20. E questo costituisce il primo dato di fatto della storia. Il momento in cui parte realmente l’avventura.

“Nei giorni precedenti alla data del 4 ottobre – scrive don Giovanni – cominciai a parlare con i ragazzi più grandicelli di 10-12-14 anni della mia idea di formare la Banda Musicale. Molti aderirono con entusiasmo e ne scelsi venticinque elementi, pregandoli di tenersi pronti per la sera del 4 ottobre 1963, che doveva venire da Mola il Maestro di musica. Infatti i ragazzi furono puntuali e con ansia aspettavano il Maestro, il quale arrivò puntuale e per quasi due ore trattenne i ragazzi formandoli a gruppi e assegnando a ciascuno la sera che avevano lezione, poiché non poteva fare lezione a tutti ogni sera”.

Così si avviò la scuola di Musica Bandistica tra i ragazzi dell’Oratorio di Turi.

3 novembre

Questi i nomi dei primissimi ragazzi musicanti:

1. Di Pinto Pasquale di Lorenzo – clarino Sib

2. Coletta Vitantonio – piccolo Mib

3. D’Ambruosio Vito – flicorno soprano

4. Cellaro Michele – tromba

5. Di Pinto Michele – pistonino

6. Mallardi Giuseppe – basso grave Mib

7. Di Pinto Pasquale di Cosimo – trombone

8. Di Pinto Pasquale di Giuseppe – genis corno

9. Marotta Domenico – clarino Sib

10. Rossi Michele – basso grave Sib

11. Palmisano Angelo – flicorno baritono

12. Logrillo Pietro – piatti

13. Lerede Giacomo – tamburo

14. Fraccalvieri Giuseppe – cassa

15. Palmisano Antonio – clarino

16. Dalfino Antonio – tamburo

17. Di Venere Mario – tromba

18. Coppi Giuseppe – trombone

19. Coppi Domenico di Mario – clarino Sib

20. Cistulli Pasquale – genis corno

21. Di Pirchio Paolo – tromba

22. Girolamo Leonardo – flicorno soprano

23. Girolamo Vincenzo – pistonino

24. Manzari Domenico – tamburo

25. Moschetti Stefano – flicorno contralto

Sono i primi nomi in assoluto, riportati spesso in quest’ordine nelle carte della memoria. Presto se ne aggiungeranno altri, molti altri. L’Oratorio è un serbatoio inesauribile di aspirazioni, in un contesto sociale e storico difficile. Ma denso di tantissima voglia di crescere.

“La scuola di musica sembrava essere avviata abbastanza bene. Il maestro, puntuale, veniva tutte le sere, eccetto il sabato e la domenica. … A ciascun ragazzo fu consegnato lo strumento da suonare e tutti erano contenti. La sera che l’aria lo permetteva si faceva lezione sulla terrazza per avere più spazio”.

Notevole l’impegno organizzativo dei primi tempi. “… in sei mesi di scuola di musica, il Maestro Moccia, coadiuvato dal Maestro Giovanni Alò di Mola e dal Maestro Giove di Bari, tutti insieme riuscirono a concertare con i ragazzi le prime marcette tra cui ricordiamo: ‘Gulfitana, Tre rose, Al primo cittadino, Trionfo di Sant’Oronzo’ e altre.

“Inizialmente ero molto perplesso – continua a scrivere don Giovanni, ricordando quei primissimi momenti – poiché ci volevano molti soldi per comprare strumenti musicali e spartiti; ma Don Michele continuò a rassicurarmi dicendo di non preoccuparmi, perché sarebbe venuto incontro alle spese. E così, detto fatto, il maestro Moccia partì a Napoli per comprare strumenti e musiche dalla ditta Pucci. E, dopo un paio di giorni, da lì mi arrivò presto questo telegramma…: ‘Caro Don Giovanni, qui ci vogliono 500.000 lire sennò gli strumenti non me li danno!’. Io gli risposi: ‘E chi me li dà?’. Allora, alquanto preoccupato, andai da Don Michele e gli spiegai l’accaduto. Don Michele i soldi me li diede ed ero convinto che li donava o erano a fondo perduto. Ma dopo qualche mese incontrai Don Michele e mi disse: ‘Don Giovanni, tu hai da darmi i soldi che ti ho prestato per comprare gli strumenti musicali’. E così, un po’ per volta, riuscii anche a restituire i soldi a Don Michele”.

La spesa più consistente, semplice a dirsi, riguardava tutta la strumentazione. Non era facile per le esigue casse dell’Oratorio. Le cifre salivano giorno dopo giorno rispetto alle previsioni iniziali. Infatti, già da un rendiconto redatto dallo stesso don Giovanni in data 16 ottobre 1964, si legge di una spesa complessiva sostenuta per i primi strumenti e accessori pari a lire 851.810. Una bella sommetta per quei tempi.

Prima uscita turese

Festa di Santa Lucia

25 aprile 1964

Scrive don Giovanni

“Ormai la Banda Musicale ‘Maria SS. Ausiliatrice’ sia pure con tante difficoltà

si andava formando. Imparò alcune marcette e per la festa di Santa Lucia del 25 aprile 1964, d’accordo con l’Amministrazione della Confraternita di Maria SS. Addolorata [la confraternita che organizza il rito e la festicciola intorno alla Cappellina, con il ‘passapàsse’, n.d.a.] si pensò a farle fare la prima uscita. Parlai al maestro Moccia Gerardino, il quale fu contentissimo della proposta, però mi disse che i ragazzi da soli non potevano suonare, essendo alle prime armi, ma il gruppo dei ragazzi sarebbe stato rafforzato da una decina di musicanti della Banda cittadina di Mola. Io fui d’accordo, anche perché mi rendevo conto che le cose stavano realmente così. La mattina del 25 aprile arrivarono all’Oratorio, con le macchine, i musicanti di Mola i quali si unirono ai nostri ragazzi e, formato un unico complesso bandistico, si avviò, partendo dall’Oratorio, per fare il giro del paese, prima, e poi la Processione dell’Annunziata a mezzogiorno e quella di Santa Lucia la sera… La popolazione accolse con gioia la nostra Banda Musicale e non mancarono quelli che battevano le mani al suo passaggio; anzi, passando da vicino alla casa di un musicante [Michele Cellaro, n.d.a.], la mamma lanciò sulla Banda il riso, come segno di buon auspicio. Così cominciò ad aver vita la Banda Musicale dei ragazzi dell’Oratorio di Turi.”

Il compenso ricevuto dal comitato organizzatore per questa prima uscita fu di 75.000 lire. Ogni ragazzo percepì 500 lire a testa. Dalle testimonianze dei ‘ragazzi’ di un tempo e, soprattutto, da una nota firmata dal Maestro Gerardino Moccia in data 13 aprile 1964, si apprende che i ‘ragazzi musicanti’ dell’Oratorio, per quella primissima uscita del 25 aprile, furono 27 insieme a 20 elementi adulti forestieri. L’orario di servizio si svolse “cominciando dalle ore 8 del mattino fino a fine processione alla sera”.

Ecco i nomi dei 27 ragazzi della primissima esibizione: Cellaro Michele, Coppi Giuseppe, Coletta Vitantonio, Cistulli Pasquale, D’Ambruosio Vito, Dalfino Antonio, Di Pinto Pasquale di Lorenzo, Di Pinto Pasquale di Giuseppe, Di Pinto Pasquale di Vito Cosimo, Di Pinto Michele, Di Pinto Nicola, Di Venere Mario, D’Addabbo Pasquale, Di Pirchio Paolo, Fraccalvieri Giuseppe Erasmo, Girolamo Leonardo, Girolamo Vito Stefano, Lerede Giacomo, Logrillo Mario, Logrillo Pietro, Mallardi Giuseppe, Manzari Vito Domenico, Marotta Domenico, Moschetti Stefano, Palmisano Angelo, Palmisano Domenico, Rossi Michele.

Prima uscita fuori Turi

Festa di S. Antonio al rione

CEP di Bari

19 giugno 1964

La Banda organizza già le sue prime uscite fuori Turi. Comincia a fornire le sue prestazioni altrove. Il 13 giugno del ’64 è al CEP, un rione di Bari, per la Festa di S. Antonio, con 6 musicanti forestieri e, adesso, ben 30 ragazzi dell’Oratorio. Per un ingaggio di lire 45.000. Don Giovanni non viaggia ancora con loro ma non perde mai di vista i propri pargoli, proprio come un buon padre premuroso. “…in Bari… Erano le prime ore del pomeriggio e quando arrivai, vidi i miei ragazzi sdraiati a terra sul marciapiede, nella polvere, assonnati e stanchi. Ebbi una cattiva impressione e li richiamai a comportarsi bene e a cercare di non dare cattiva impressione alla gente. Seppi che alcuni ragazzi erano stati portati dai grandi a mangiare nella cantina e avevano abusato anche a bere…mi raccomandai al Maestro Moccia di stare attento e che per le ore 22 li aspettavo all’Oratorio… li salutai, ripartii per Turi. Intanto la sera, erano le 22 e non vedevo arrivare il pulman con i ragazzi. Frattanto cominciarono a riunirsi i genitori in attesa di vedere venire i figliuoli da Bari, purtroppo il tempo passava e non veniva nessuno. Con grande trepidazione e preoccupazione mia e dei famigliari si attese fino alle 24 e 30, quando vidi finalmente spuntare dalla strada il pulman. Quando il Maestro Gerardino Moccia scese dal pulman lui cominciò a scusarsi, dicendo che avevano fatto tardi perché il Comitato della festa l’aveva trattenuto più del previsto; che il pulman era andato prima a Mola ad accompagnare i musicanti grandi e poi era venuto a Turi…”. Don Giovanni rimprovera pesantemente il Maestro Moccia per non essersi attenuto agli impegni. “Dopo di ciò assicurai i parenti dei ragazzi, che erano quasi tutti presenti, che da ora in poi avrei fatto il sacrificio di accompagnare i ragazzi dovunque fossero richiesti a suonare e che avrei assunto io la piena responsabilità. Tutto ciò anche perché alcuni genitori minacciarono di ritirare i ragazzi dalla Banda se io non li avessi accompagnati. Da allora ho sempre accompagnato i ragazzi in tutti i servizi in provincia e fuori provincia, riposando con essi sulla brandina e ciò l’ho fatto fino all’ultimo…”.

A questa primissima uscita, seguirono Conversano per la festa rionale dell’Angelo del 2 ottobre 1964; la festa del Rosario a Mola, 4 ottobre; la festa del 4 novembre a Valenzano; la festa dell’Immacolata a Rutigliano. E, tra tutte queste performances fuori mura, si susseguono pure tanti altri appuntamenti turesi.

Primo servizio per la festa di S. Oronzo e Carro Trionfale

Turi

26 agosto 1964

 

La collaborazione con il primo Maestro storico, Gerardino Moccia, si risolve a giugno del 1964. Il rapporto con il Maestro si interrompe in maniera molto spicciativa, risentita, nonostante Moccia, in una corrispondenza di ottobre dello stesso anno ‘64, chieda a don Giovanni di riprendere lezioni e direzione. Ma in una lettera raccomandata di risposta, don Giovanni Cipriani chiarisce una volta per sempre tutta quanta la questione. Lo dispensa perentoriamente dall’insegnamento ed esprime con durezza tutta la sua amarezza. Rimproverandolo per il comportamento poco corretto tenuto verso lo stesso Oratorio, verso i propri ragazzi, in termini di rispetto e di attenzione. Lui, si sa, sta sempre dalla parte dei suoi ‘figliocci’, in maniera esigente, talvolta anche brusca, ma paterna, affettuosa, vicina. E in tempi generalmente severi, per quanto riguarda la stessa educazione familiare degli anni ’50 e ‘60, don Giovanni, come don Bosco e più di ogni altro, sa che i ragazzi sono ragazzi, e che la loro necessità più profonda è la gioia, la ‘onesta allegria’, la libertà, il gioco. Il gioco inteso come mezzo diagnostico e pedagogico. Terapeutico. Certi rimproveri per ‘mancata serietà’ sono quanto mai inopportuni. Inadeguati per quella età.

1° luglio 1964. A Moccia subentra il nuovo Maestro Giovanni Alò, anch’egli di Mola, suonatore di tromba e capobanda della formazione del suo paese, per continuare l’opera ormai avviata con tanta solerzia e determinazione. E il Maestro Alò ben presto si guadagna la stima di tutti i ragazzi e, da luglio, scrive don Giovanni “ha già cominciato a lavorare con entusiasmo … si cominciò a preparare la Banda Musicale per suonare a Turi in occasione delle Feste Patronali e in particolare sul Carro trionfale di S. Oronzo la sera del 26 agosto 1964. Il maestro cominciò a concertare la marcia di Mosè di Rossini da suonare sul carro, all’arrivo in piazza, come era usanza fare. Ci si stava preparando con grande entusiasmo e impegno dei ragazzi, quando il Comitato, presieduto del dott. Vito Donato Valentini, fece sapere che non era consigliabile per i ragazzi musicanti dell’Oratorio, sia perché troppo piccoli e poi perché era pericoloso, farli salire sul carro in quanto mancava il fondo, essendoci solo pochi assi di legno di traverso. Ciò mi dispiacque moltissimo e cominciai a farmi in quattro, perché ciò non avvenisse, sia per il maestro concertatore, che per non deludere i ragazzi che con grande impegno stavano preparandosi all’avvenimento. Anche l’Arciprete don Vito Ingellis mi diede una mano a risolvere la faccenda e dopo varie discussioni con i pro e i contro, si giunse alla conclusione. Io mi impegnai di fare a mie spese il tavolato sotto i sedili del carro (dal falegname Luparelli, n.d.a.), ad evitare che qualche ragazzo andasse giù. Così la Banda dell’Oratorio suonò sul carro e la sera quando giunse in piazza, mentre suonava, ci fu una grande ovazione, con applausi di simpatizzanti”.

L’affermazione era così consacrata. La banda era diventata una realtà e agiva come le altre bande adulte. Aveva pure ‘conquistato’ il Carro di Sant’Oronzo. E questo già costituiva il primo grande successo per un’impresa con appena un anno di vita. Il compenso ricevuto dal ‘Comitato Feste Patronali’ del tempo fu di £. 62.000.

Ma, passata l’estate, chissà per quali altri motivi, si cambia nuovamente Maestro. Va via Alò, forse per non rovinare l’amicizia del suo compaesano Moccia, e arriva il maestro Luca (Luchetto) Sidella di Casamassima, suonatore di oboe. Il maestro Sidella dirigerà i ‘ragazzini’ dal 15 ottobre 1964 al 31 dicembre 1965.

Si marcia spediti. Dopo la prima ‘festa grande’, nel corso del 1964 la Banda suona a Turi in altre occasioni, percependo compensi assolutamente necessari per la propria esistenza, come si legge nel primo quaderno del ‘Registro di cassa’. Per la festa di San Rocco e Maria SS. Addolorata (15-16 settembre) 40.000 lire; per la festa di Sant’Oronzo d’ottobre (18 ottobre) 15.000 lire; per la festa nazionale del 4 novembre, 26.000 lire; per la festa dell’Immacolata, 40.000 lire.

Intanto, le funzioni cominciano pure a diversificarsi. Sempre a Turi, nel 1965, si suona alla ‘festa del carnevale’ del 28 febbraio (£.20.000 il compenso); alla ‘festa del lavoro’ del 2 maggio (£.35.000); alla ‘festa del 24 maggio’ (£.20.000) ecc. ecc. Il primo accompagnamento musicale per un funerale fu quello richiesto per Susca Vito Pietro del 27 dicembre 1965. Così, almeno, afferma don Giovanni nelle carte del suo ‘diario’.

I ragazzi stanno crescendo. Si sono fatti più alti, più grandi. Le primissime divise, messe insieme alla meglio, non bastano più. Cominciano le prime uscite importanti fuori paese. Il decoro degli abiti non è particolare trascurabile.

E, a fine gennaio del 1965, don Giovanni acquista dal sarto turese Minguccio Resta 75 metri di stoffa di panno color grigio oscuro, per confezionare 30 uniformi. La spesa complessiva si aggira intorno a £.240.000. E, fino a novembre 1965, vengono pure acquistati altri strumenti e altri accessori. Dall’inizio dell’impresa le uscite sono adesso salite ancora di £.1.049.330. E le casse, a chiusura dell’anno, denunciano un deficit di ben 1.846.960 lire. Ma il debito crescerà sempre di più in questi primi tempi. Le spese sono inevitabili e ingenti. Poche le entrate. Il disavanzo, di conseguenza, in certi momenti della storia, salirà fino ad oltre 5 milioni di lire (vedi rendiconto di cassa del 29 gennaio 1976). Anche se a queste cifre pesanti, per fortuna, si alterneranno tempi migliori. Più o meno migliori.

Il maestro Luca Sidella di Casamassima, per dare maggiore qualità e stabilità esecutiva alla banda dei giovanissimi, chiede la collaborazione di Domenico Gazzilli, sposato a Turi, ‘uomo serio, padre di famiglia, attempato’, che già vanta significative esperienze in concerti bandistici importanti come quelli di Gioia del Colle, Acquaviva, Squinzano e altri.

E la scelta di Gazzilli, ‘fuori quota anagrafica’, risulta quanto mai opportuna ed efficace, perché presto diventa un punto di riferimento, una chiocciola in mezzo a tanti musicanti imberbi. Paziente come un buon genitore; stimato come un bravo capobanda. Infatti, se il complesso oratoriano si fa maturo professionalmente, gran parte del merito va proprio assegnato alla benefica presenza di Mengùcce, casamassimese come il maestro Sidella.

Primo servizio musicale fuori provincia

Roccanova (Potenza)

15 e 16 agosto 1966

 L’impegno di Sidella e Gazzilli comincia a dare i suoi frutti. I ragazzi, ormai, non hanno più bisogno di essere rinforzati nell’organico da musicanti più grandi, provenienti da altre bande della zona. Il Maestro Sidella dirige ancora la banda fino al 31 maggio 1966. Don Giovanni è veramente fiero della sua creatura.

“Dopo che mi resi conto, con l’impegno da parte del maestro di musica Luca Sidella e del capobanda Domenico Gazzilli, che il Concerto Musicale poteva prestare servizio anche fuori sede, cavandosela abbastanza bene, mandai dei depliants della Banda ai paesi del Potentino e del Materano, con il programma di marce che la Banda era in grado di eseguire.

La prima richiesta mi arrivò da Roccanova (Potenza) da parte del Parroco don Prospero Borea. Per corrispondenza stipulai il contratto; impegnai il pulman della Ditta Roberto e Dongiovanni di Noci e così andammo a Roccanova a fare servizio per la festa della Madonna della Greca e di S. Rocco,

15 e 16 agosto 1966.

Fu la prima esperienza, a cui ne seguirono molte altre, specialmente poi quelle con il maestro Pietro Sgobba di Noci. Questi si impegnò a preparare con la Banda Musicale brani d’orchestra e in molti paesi, specie nel Potentino e Materano, ha suonato con successo: ‘Lucia di Lammermoor’ di Donizetti – ‘Aida’ di Verdi compreso la marcia così famosa e desiderata dal pubblico … ecc. ecc.”

L’elenco dei pezzi in repertorio si fa consistente. La varietà delle esecuzioni dà lustro al nome della Banda che ormai è una realtà competitiva, a circa tre soli anni dalla fondazione.

Vita recente

La banda è richiesta dappertutto. E dappertutto desta simpatia e giudizi positivi. Leggiamo un primissimo elenco di località raggiunte, stilato dallo stesso don Giovanni nei suoi ‘fogli’.

In provincia di Potenza: Roccanova, Albano di Lucania, Colobraro, Avigliano;

in provincia di Matera: Grassano, Grassano Scalo, Anglona, Salandra, Stigliano, Irsina, Nova Siri;

in provincia di Salerno: Villa Littorio, Sala Consilina;

in provincia di Taranto: Castellaneta, Fragagnano.

E poi: Bisceglie, Palese, Adelfia, Cellamare, Loseto, Torre a mare, Rutigliano, Casamassima, Sammichele, Mola, Alberobello, Bari, Palo del colle, Acquaviva, Conversano, Castellana, Putignano, Gioia del colle, Noci, Brindisi, Mesagne, Pompei, Monopoli (Zingarello, Cristo Re, Cozzana), Triggianello, Ceglie del campo, Carbonara, Coreggia, Noicattaro ecc. ecc. La direzione di Sgobba, diplomato in clarino, figlio del vecchio Maestro Sgobba, direttore della banda di Noci per molti anni, rimane determinante per la vita ‘recente’ della banda dell’Oratorio. La collaborazione inizia il 1° luglio del 1966. La sua tenacia e la sua grande pazienza trasformano una banda di ragazzini in una Banda di circa 35 giovanotti in gamba. Trentacinque bravi musicanti. E per questo, per le cresciute possibilità, si pensa di organizzare in maniera più funzionale le marce da ‘giro’ e di approntare con massima cura il servizio di orchestra, così come si conviene ad una banda che vuole affermarsi e farsi apprezzare. Concertando con abilità brani di opere di autori celebri.

Il primo servizio d’orchestra importante fu tenuto a Cirigliano (MT) in occasione delle feste patronali di S. Rocco, 15 e 16 agosto 1967. Le cose, insomma, andavano prendendo forma secondo le aspettative, e tutto il grande impegno profuso cominciava a dare i suoi buoni frutti. La realtà musicale oratoriana andava necessariamente sostenuta da parte delle Istituzioni. E gli appelli e le richieste di aiuto di don Giovanni, in tal senso, sono continui e accorati. Tanto che, finalmente, il Provveditorato agli Studi di Bari nel 1966 assegna all’Oratorio dei corsi di orientamento musicale, con le prime lezioni tenute proprio dal maestro Sgobba.

I ragazzi, tra vecchi e nuovi iscritti, sono diventati circa una quarantina. E la Banda, dal 1966 al 1972, attraversa i suoi anni più intensi e più impegnati. Con molte richieste di ingaggio che piovono da più parti sulla scrivania indaffaratissima di don Giovanni.

La banda, insomma, marcia sicura tra tante e tante feste patronali. I ragazzini stanno crescendo, sono molto determinati come il loro prete. Attraversano in lungo e in largo la Basilicata e le altre province vicine. Talvolta temendo il confronto con altre bande rinomate. Talvolta cavandosela sempre nel migliore dei modi.

Bello il ricordo, come tanti altri, del 15 ottobre del 1975 a Roma, quando parteciparono con altre 80 formazioni ad un raduno nazionale della Bande Musicali, con oltre 2500 musicanti provenienti da ogni parte d’Italia. Una marea di strumenti che in contemporanea presero a suonare le due marce d’obbligo richieste dal cerimoniale: ‘Parate d’eroi’ di F. Pellegrino e ‘Tiziana’ di P. Vidale.

Ecco che cosa scrive don Giovanni nelle sue carte, pieno d’orgoglio per i suoi amati giovanotti: “Dopo la sfilata da Castel Sant’Angelo a Piazza S. Pietro a mezzogiorno, dopo 1’Angelus, le 80 Bande suonarono in onore di Sua Santità Papa Paolo VI, che dalla finestra del suo appartamento salutava tutti con il fazzoletto bianco. Qui ci fu consegnata una medaglia d’oro e un diploma ricordo… Erano tempi belli e i nostri bravi ragazzi non avanzavano troppe pretese, come purtroppo si fa oggi giorno. Quando si trattava di fare il proprio dovere lo facevano bene e con gioia. Erano orgogliosi di se stessi”.

Ma la banda, nel frattempo, per tante ragioni, interrompe il servizio d’orchestra per qualche anno. Lo riprenderà solo nel 1977. I tempi non sono facili. Molti ragazzi partono per il servizio militare abbandonando l’impresa. Altri vanno a studiare al Conservatorio.

Sotto ogni nome, sotto i ‘rendiconto’ riassuntivi individuali riportati sui ‘registri di cassa’, debitamente firmati e timbrati, don Giovanni annota in rosso gli esiti di alcuni suoi allievi diventati

lontani: ritirato dal concerto per ragioni di saluteritirato per frequentare il Conservatorio – espatriato in Canada, in Germania, in Lussemburgo – ritirato per il servizio militare – ritirato per ragioni di lavoro – ritirato per raggiungere il padre in Germania – ritirato per iscriversi alla squadra di calcio ecc. ecc. E, intanto, si registrano, purtroppo, anche i primi decessi come quello di Giacomino Lerede/tamburo nel 1968 (uno dei primi 27). E poi, via via nel tempo, altre scomparse: Antonio Marotta/tamburo, Marcello Romei/sax contralto, Onofrio Valerio/trombone, Domenico (Mingùcce) Mancini/tromba; Giuseppe (Peppìne) Mallardi/fagotto, Antonio Volza/fagotto.

In una delle tante pagine sparse tra le sue carte, don Giovanni compila un  “Elenco dei musicanti dal 1965 al 1989”. Una quantificazione riassuntiva (con nomi e cognomi) di tutti i ragazzi passati dalla Banda in 24 anni di attività. Cifre significative che evidenziano la consistenza di un fenomeno molto particolare, unico, considerando anche altre esperienze territoriali. Consistente dal punto di vista formativo e di possibili sbocchi professionali in campo musicale:

Totale musicanti n. 189

Diplomati in musica n. 20

Frequentanti Conservatorio n. 14

Musicanti deceduti n. 4

In un altro elenco ancora, fino al 1998, i musicanti che hanno militato nel “Concerto bandistico – Maria SS. Ausiliatrice” arrivano a ben 206. Un grande esercito di sensibilità musicale che attraversa tutta la nostra città e altre realtà regionali e nazionali. I conti, però, sono sempre in rosso. A conclusione dell’esercizio finanziario del 1974, l’Amministrazione del concerto Musicale ‘Maria SS. Ausiliatrice’ presenta un deficit notevole di £.4.896.685. Don Giovanni ci rimette spesso il suo stipendio di insegnante di religione. Eppure la nostra banda continua senza soste il suo cammino, guidata quasi per mano dal Maestro Sgobba, come un papà molto attento che accompagna la propria creatura verso domani. A Pierino Sgobba e al capobanda Domenico Gazzilli va dato pieno merito dell’affermazione un po’ ovunque. Al loro impegno e alla loro costante pazienza va dato grande riconoscimento. Perché non è facile portare avanti una struttura come la banda che, ormai, tra alti e bassi, si va affermando tra le feste di Puglia e Basilicata. “Alle volte sono tante le contrarietà che vien voglia di mandare-in aria la carretta, perché, bisogna anche dirlo, non tutto quel che si vede è rosa.” Dice schietto e deluso don Giovanni, in una sua breve ‘confessione’ dattiloscritta. Ma nemmeno mancano momenti di gratificazione per ritrovare l’entusiasmo dei primi tempi. A Noicattaro per la festa di S. Rocco del 3 settembre 1977, durante il servizio d’Orchestra, la Banda dell’Oratorio si procura un lunghissimo e meritato applauso. Dopo le ore 23, mentre si suonava, all’Enel capita, per un accidenti, di staccare la corrente proprio alla cassa armonica. Una situazione

imbarazzante, difficile. Eppure nessuno della nostra banda si scompone, compreso il maestro Sgobba. Tutti continuano a rimanere seduti e a suonare come sanno fare, pur non avendo luce sufficiente per leggere gli spartiti. Tanto che i noiani rimangono molto colpiti da questo gesto di bella professionalità, da questo atto di dedizione. Da questa attestazione di grande responsabilità dimostrata da ragazzi che, pur giovanissimi, senza perdersi d’animo, hanno saputo porre rimedio maturo ad una reale difficoltà. L’applauso, allora, non poté che salire naturale e inevitabile per tutta la piazza, da parte di tutte le persone presenti. E durò tantissimo. A lungo.

Sono diverse centinaia gli alunni che passano per le lezioni di orientamento. Molti di loro finiscono per diplomarsi al Conservatorio. Molti altri, ogni anno, iniziano a frequentare lezioni di solfeggio e varie classi strumentali. Don Giovanni, dalla sua scrivania, riflette e avverte. Ed esorta, soprattutto. “Però tutto ciò che si è detto non sono solo rose, ci sono anche le spine. Molti si son fatti la convinzione che la Banda nuoti nell’abbondanza e che non ha bisogno di niente, vi sbagliate enormemente. Qui si va avanti con sacrifici e chi sostiene la Banda è solo Don Giovanni; poiché dall’esterno non arriva niente, solo incomprensione e avvilimento. Permetteteci di lanciare un appello a sostenere il vostro concerto bandistico, perché non è solo dell’Oratorio di cui porta il nome, ma anche di tutti voi. È una istituzione cittadina…i musicanti dell’Oratorio sono vostri figli.”

 

Dal 1963, dalla scuola dell’Oratorio sono emersi molti futuri professori di musica che devono tanto proprio ai corsi serali voluti da don Giovanni. ‘La scuola oratoriana di musica è un continuo vivaio di nuove leve e ha bisogno del sostegno di tutti perché è un vanto di tutta la città’, racconta in giro don Giovanni. Un sacerdote umile e forte che ha saputo costruire una benefica istituzione, un’opportunità di formazione e di lavoro, su tremila e settecento metri quadri brulli, tra pietre e stoppie, acquistati dalla Marchesa Venusio. Senza considerare la successiva chiesa parrocchiale.

Ma il tempo scorre. Dopo 16 anni di proficua collaborazione, il 3 novembre 1982 il prof. Pietro Sgobba deve, suo malgrado, e con grande dispiacere di tutti i ragazzi musicanti, lasciare direzione ed insegnamento all’Oratorio.Per impegni familiari, per raggiunti limiti di età.

Ma la macchina non conosce soste. Non può fermarsi. Gli succede il prof. Giuseppe Mallardi che assume in pieno il compito di maestro di musica teorica e pratica. Peppino è un oratoriano della prima ora. Nipote affezionato di don Giovanni. Sa benissimo quanto sia importante il compito affidatogli.

I fatti del 1989

Tutto va come deve andare. Nel bene e nel male. La grinta è sempre quella. Finché, qualche anno più tardi, accade un episodio spiacevolissimo che dà molta ansia a don Giovanni, in uno dei momenti più difficili vissuti dalla formazione musicale. Forse è calata un po’ la coesione; forse la banda si è adagiata su se stessa. E’, insomma, un momento di grande affaticamento e di fibrillazione. Tanto che, un gruppo di ex-componenti della prima stagione bandistica oratoriana, presi dalla voglia di ridare vigore all’impresa, vuole assumere la direzione del progetto, chiedendo a don Giovanni di mollare un po’ le redini. Per svariati motivi, per nuove competenze maturate.

Ma questo invito viene accolto con un certo sbalordimento da parte del sacerdote fondatore, e suona come una sorta di richiesta di un suo prossimo allontanamento.

La situazione stagna per qualche mese. Ci sono molte incomprensioni diffuse e reciproche. Intanto si forma un nuovo concerto bandistico con una ventina di elementi. Nasce, cioè, una ‘Nuova Banda’ (così era chiamata comunemente il nuovo ‘Gruppo Musicale turese’) ma sembra nascere, soprattutto, in contrapposizione a quella storica dell’Oratorio, oramai chiaramente indebolita. Siamo nel 1989. ‘Chissà che necessità c’è di avere due bande simili nel nostro paese’, si chiede don Giovanni molto contrariato e disorientato. Ma, finalmente, dopo tanto parlare, dopo tanto chiarirsi, la frattura viene ricomposta e si arriva alla sana decisione di ritrovare l’unione in un unico ‘Corpo Bandistico’, così come è sempre stato. Ma, a dire il vero, ci volle tanta fatica prima che don Giovanni riuscisse ad accettare la nuova situazione. La scelta era piuttosto radicale, invertiva lo stato dei fatti.

Intanto, il giorno 13 aprile 1989, nasce la “Associazione Musicale Maria SS. Ausiliatrice”, con un atto costitutivo firmato da 23 nomi, tra cui quello indispensabile di don Giovanni Cipriani, a cui nessuno, comunque, aveva mai pensato di mancare di rispetto e riconoscenza. E la ritrovata unione è formalizzata per iscritto davanti a tanti testimoni, come si conviene in questi casi di ‘passaggio di beni’. Poi, il 30 aprile del 1990, dall’Oratorio, alle ore 9 del mattino, preceduto dal gonfalone della Banda Musicale, i due concerti bandistici unificati procedono a suon di marcia allegra verso piazza S. Orlandi, attraversandola sotto gli occhi testimoni del Sindaco del tempo, dott. Onofrio Resta, e di tanta altra gente in attesa. Si sancisce in questo modo la ritrovata pace. La svolta necessaria per ricominciare nella migliore maniera possibile.

Si redige uno Statuto della nuova Associazione, con a capo un presidente identificato nella persona di Renzo Volpicella. Don Giovanni, fondatore del Concerto Bandistico, viene nominato Presidente Onorario. L’insegnamento teorico e pratico continua ad essere affidato al prof. Giuseppe Mallardi, dipendente dalla Regione Puglia – C.R.S.E.C. di Putignano. Mentre la direzione artistica passa nelle mani del prof. Ino Resta.

Questa la storia in breve della “Banda dell’Oratorio”. Con le origini messe bene in evidenza per testimoniare il merito e i tanti sacrifici compiuti da don Giovanni sin dalla sua nascita. Un prete che ha saputo guardare lontano, con i ragazzi sempre in testa e nel suo cuore.

Ora la Banda viaggia da sola. La organizzazione e la professionalità si sono fatte mature. E’ formazione riconosciuta ed apprezzata su tutto il territorio circostante. Ma anche fuori regione, in campo nazionale. E’ diventata ‘banda cittadina’ nel nome di don Giovanni, certificando una tradizione definitivamente consolidata. E Turi ed i turesi continuano a trarre vantaggi da questa Istituzione, forse in maniera non sufficientemente consapevole. Una istituzione che dura da quell’incredibile settembre 1963 fino a questo benaugurante 50° compleanno del 2013.

Maestri della Banda dell’Oratorio

 

1. Gerardino Moccia 4 ottobre 1963 – 30 giugno 1964

2. Giovanni Alò 1° luglio 1964 – 30 settembre 1964

3. Luca Sidella 15 ottobre 1964 – 31 maggio 1966

4. Pierino Sgobba 1° luglio 1966 – 3 novembre 1982

Contemporaneamente a questi maestri, per le stanze dell’Oratorio sono

presenti anche altri docenti, chiamati qua e là da don Giovanni per addestrare

al solfeggio, alla musica, i ragazzi principianti. E ricordiamo Luigi

Matarrese di Putignano; Lucia Sgobba (sorella di Pierino); Domenico

(Mimì) Campanella.

Il ‘Corso di orientamento musicale a tipo bandistico’, semestrale (con esami),

ha inizio il 1° dicembre 1972, e dura fino al 15/05/1973, affidato al

Maestro Luigi Matarrese dal Provveditorato agli Studi di Bari; poi arriva la

prof.ssa Lucia Sgobba dal 10 dicembre 1973 al 31 maggio 1974, e dal 10

dicembre 1974 al 15 giugno 1975. Successivamente il prof. Angelo Ragno

di Ruvo per l’anno scolastico 1975/76. Finché subentra il bravo prof. Peppino

Mallardi che cura i corsi di formazione sin dal 15/12/1977.

Più di 300, invece, sono stati gli alunni che hanno frequentato i ‘Corsi di

Orientamento’ dal ‘63 fino ad oggi.

Alunni diplomati al Conservatorio

Dopo le prime esperienze musicali nella Banda delle origini, tantissimi

sono i ragazzi che già dagli anni ’60 si iscrivono al Conservatorio ‘Niccolò

Piccinni’ di Bari, e poi al ‘Nino Rota’ di Monopoli. E pensare che in circa

vent’anni precedenti la nascita della “banda dell’Oratorio” (dal 1946 al

1963) al Con¬servatorio di Bari erano stati iscritti soltanto 2 corsisti turesi:

Domenico Dell’Aera (pianoforte) e Francesco Luisi (musica corale e direttore

di coro).

Qui di seguito si riporta l’elenco degli alunni diplomati in musica presso i

conservatori di Bari e Monopoli messi insieme. Dagli anni ’70 fino ad oggi.

Non tutti hanno fatto parte della banda ma sicuramente possiamo dire

che la musica dell’Oratorio, in qualche modo, può aver favorito o ‘condizionato’

la scelta di questo particolare indirizzo di studio.

133

ARRÈ ROSA 18/08/1946 Canto 1973

CELLARO MICHELE 30/04/1952 contrabbasso 1974

D’ADDABBO VINCENZO 19/08/1952 oboe 1974 Conservatorio Avellino

DI PINTO PASQUALE 22/07/1954 corno 1974

MALLARDI GIUSEPPE 14/03/1949 fagotto 1974

PALMISANO ANGELO 12/03/1953 trombone 1975

VENTRELLA GIOVANNI 31/05/1956 tromba 1976

VOLZA ANTONIO 10/08/1953 fagotto 1976

DI BRINDISI ORONZO 15/02/1954 oboe 1979

PIERRI DONATO 17/09/1959 flauto 1980

ELEFANTE CIRO 27/02/1955 canto 1981

RESTA INO 21/02/1962 corno 1982

SAVINO LONARDO 10/08/1963 violino 1986

MILELLA PIETRO 27/08/1963 oboe 1986

LEFEMINE GIUSEPPE 06/07/1965 clarinetto 1987

PIERRI PASQUALE 13/07/1966 corno 1988

SPADA LEONARDO 16/08/1968 corno 1988

SAVINO VALERIO 07/06/1968 corno 1988

D’ARIENZO RAFFAELE 18/01/1968 trombone 1989

ARRE’ GIUSEPPE 22/11/1968 violino e viola violino 1991 viola 1994

DI LAURO GIUSEPPE 29/8/1966 violino 1991

CAZZETTA GIOVANNI 10/11/1971 tromba 1992

QUARTA ANTONIO 24/07/1973 violino 1992

FORTUNATO LUIGI 2/8/1968 violoncello 1994

ROSSETTI MASSIMO 31/1/1974 tromba 1994

COLETTA GAETANO 21/04/1973 corno 1995

MANZARI PIETRO 26/09/1974 trombone 1995

ROSSI LEONARDO 28/04/1974 corno 1996

GIANNINI MARIA 27/08/1965 organo e comp. organistica 1997

LONUZZO GIUSEPPE 4/3/1974 oboe 1997

MAGGIOLINI GIOVANNA 19/11/1974 oboe 1997

REDAVID FERDINANDO 03/06/1973 clarinetto 1997

DI BRINDISI PAOLO 25/10/1974 contrabbasso 1998

DINOIA ANTONINO 16/11/1974 violino 1998

IACOVAZZI ANGELA 11/07/1976 violino 1998

MASTROFRANCESCO FIORELLA 25/09/1979 pianoforte 2000

PAGLIARULI RAFFAELE 24/11/1981 flauto 2003

SALVATORI LORENZO 28/12/1974 canto 2003

PAGLIARULI GIANVITO 21/08/1983 tromba 2005

ROMANAZZI MARIA ELENA 11/03/1977 canto 2006

MAZZONE GIANCARLO 19/07/1984 clarinetto 2007 laurea di 1° livello nell’ottobre del 2010;  laurea di 2° livello

GASPARRO ANGELO 29/06/1987 clarinetto 2008 Laurea di 1° livello

CIPRIANI GIANFRANCO 08/07/1991 trombone 2009

DE BELLIS RENATO 25/01/1991 tromba 2010

DE MARCO PIERANGELO 11/05/1986 trombone 2010

MAZZONE FRANCESCO 05/09/1984 corno

Docenti di Conservatorio

ed altre imprese

Michele Cellaro, Vincenzo D’Addabbo, Pasquale Di Pinto, Pietro Milella, Angelo Palmisano, Pasquale Pierri, Giovanni Ventrella, Antonio Volza sono affermati docenti in diversi Conservatori d’Italia. Stimati musicisti e punti di riferimento nel proprio campo. L’espressione più evoluta di una piccola impresa germogliata in una piccola banda di Oratorio. Gente che, con tanta passione e tanto lavoro, ha saputo tradurre nel tempo, e nel migliore dei modi possibili, la concreta efficacia di una idea che sembrava campata per aria cinquanta anni fa. Una idea generata dall’entusiasmo incosciente di un sacerdote caparbio. Una spinta straordinaria capace di aprire e favorire prospettive di vita, di produrre eccellenze professionali in campo musicale. Fino a connotare una particolarità tutta quanta turese, davvero eloquente per numeri e per qualità. Avere – almeno fino ad oggi – otto docenti di Conservatorio, su una popolazione di 11 mila abitanti circa, rappresenta davvero una incredibile singolarità che dà buona fama al nome della città di Turi. Un fenomeno che ha pochissime esperienze simili in tutto il territorio nazionale. E assegna grande merito, soprattutto, alle fatiche dispendiose di don Giovanni Cipriani, tanto da poterle definire previdenti, lungimiranti. Considerando anche molti altri ragazzi che, sempre partendo dalla fucina della banda dell’Oratorio, sono diventati concertisti in diverse formazioni sparse in tutta la penisola, in tanti gruppi cameristici,collaboratori di varie orchestre, o insegnanti di musica presso scuole diistruzione primaria e secondaria. E, per concludere, raccontando ancora di evoluzioni sorprendenti partite da lontano, parliamo pure di un altro oratoriano doc. Parliamo di Giuseppe (Pino) Arrè, diplomato in violino e in viola. Dopo varie esperienze come musicista, in orchestra e da solista, attratto da un’arte molto anticae molto impegnativa, attualmente svolge la suggestiva attività di liutaioin quel di Cremona, nella patria degli strumenti ad arco, in una casa che fu di Monteverdi. E crea, con il proprio nome e marchio di “ITALIAN VIOLIN MAKER”, gingilli con le corde sulle orme di Stradivari, Amati, Guarneri ed altri miti.

Preghiera finale

Se pure adesso ti allontani

Raffaele Valentini

L’Oratorio. Un angolo di paese a parte, il vento sempre sull’altalena. Poco

prima della frontiera. Una chiesetta un pallone, l’estate tutto l’anno. La

campagna tutta intorno. Gli ulivi dei nonni a far da guardia ai giorni bambini.

E odori di dopoguerra misti a rosari di erbe dialettali. Lacrime di cera

calda sopra il dorso delle mani, un po’ per dispetto un po’ per gioco, reggendo

processioni di avemmarie la cotta da pretini, i piedini in purgatorio.

La berretta come la tua. Uno dietro l’altro su due file parallele, le bocche

conserte. La funzione la sera. L’orecchio alle campane. Mi raccomando al

catechismo. Domani al funerale. Partite a bigliardino solo dopo gli atti di

dolore e i misteri gloriosi. La giostra di ferro, le catene per volare. Le nuvole

dentro lo stomaco. La testa su per aria. Tramontana ai ginocchi. Tempi supplementari

infiniti. Gregari dei tramonti. Argenti senza pace. La domenica

alla messa, oremus e pronobis. Litanie ingoiate tra incensi e funerali. Cristo

e il suo corpo di ostia incollati al palato digiuno. Niente carne al venerdì.

L’inferno che ci aspetta. Il film nel pomeriggio della festa. Un paradiso di

cinema a quattro panche. Essenziale come un bastoncino di liquirizia o

mezza ciugomma rosa col palloncino. Fotogrammi con i baci tagliati, i baci

oscurati. Ancora più desiderati se non riesci mai a vederli. Le mani di don

Giovanni sulle labbra vicinevicine, puntuali e schiette come le scoppole.

Non c’è due senza tre. Le tirate d’orecchie. Màzze e panèdde, tutti figli belli.

Non commettere atti impuri. Fioretti alla Madonna di maggio. Cioccolate

alle nove lampade di Dicembre. A luglio tutti al mare. Risate pirate sulle

cameredaria recuperate. Caravelle verso l’America, le insegne di Porto Cavallo.

Sale e sabbia fino a casa. Il sole tra due fette di pane e pomodoro.

L’argento finalmente rannicchiato dentro un piccolo guscio di sonno.

Grazie. E mille grazie ancora. Da quel tempo fino ad ora.

Abbasso la tristezza, dunque. E teniamo in alto i nostri cuori. Ma i pensieri

stiano in ginocchio. In ginocchio davanti a te, nostro amato don Giovanni.

Se pure adesso ti allontani, benedetto nel nome del Signore. Tanto sarai

sempre tra queste voci e le preghiere marmocchie. Le giornate a perdifiato.

La banda che si impiglia dentro i primi pentagrammi al vento. L’Oratorio

sopra al Carro. Tutti i tuoi bambini di corsa fino a qui. Tutti ancora intorno

a te. Mai cresciuti mai lontani. Benedetto il tuo Oratorio, nostro caro

don Giovanni. E benedici sempre le nostre vite. Anzi, sgridale più forte.

(pubblicata per la prima volta su ‘il paese’ maggio 2011)

ciao

Ogni ora di questo lavoro è passata

come se mi fossi messo seduto a scrivere a cielo aperto,

tra le voci e i giochi dei ragazzi di tutte le generazioni,

ancora ribollenti in ogni angolo dell’Oratorio. Con la mia scrivania in mezzo al campo di calcio

o accanto alla giostra-di-ferro,

che non smette di girare un solo secondo. Rumore di catene e di sedili di legno che sbattono

ora di qua, ora di là.

E tutte quelle voci non mi hanno per niente infastidito, anzi,

sono state assolutamente indispensabili

perché potessi raccontare questa storia, passo dopo passo,

incalzato da don Giovanni

che ha voluto affidarmi questo impegno, bontà sua, alcuni anni fa.

Mille altri ‘bambini’ come me e più di me

si portano l’Oratorio nel cuore da una vita,

benevolmente marchiati da questa esperienza,

quasi fossero una razza particolare. Contrassegnati da sempre,

e per sempre. Da quando l’Oratorio ha cominciato ad esistere,

molto simile ad una piccola terra felice

da raggiungere correndo da ogni spigolo del nostro paese.

Una cittadella franca governata dalle nostre incoscienti allegrie.

E dalle preghiere.

 

a tutti i ragazzi della Banda dell’Oratorio,

a tutti i ragazzi dell’Oratorio,

un carissimo saluto.

 

raffaele valentini

raffvalentini@libero.it